Il suo punto di vista, da veterano
e da “artigiano del suono” non può che essere interessante. A Five O’Clock si racconta Andrea Rango, dj e produttore oltre che
responsabile della programmazione musicale di m2o dove conduce anche il
programma “SoUNdzRISE”.
- Se dovessi ripercorrere a grandi tappe la tua carriera musicale dagli
inizi e per sommi capi, come la racconteresti?
“La racconterei come una storia
d’amore con tutte le sue sfumature; la passione accecante e la delusione più
cocente sono parte della stessa relazione che non può vivere di soli momenti
d’oro, dove gli alti e i bassi, se accettati, sono necessari per rafforzare
l’intesa. Quindi come ogni storia nasce con la scintilla e si propaga con la
fiamma, ed è li che bisogna essere bravi a non far spegnere il fuoco …, c’è
sempre il bisogno di trovare nuove motivazioni, voglia di crescere e
rinnovarsi, trovare nuove strade condivise che abbiano l’obiettivo di
continuare a buttar benzina e per me queste strade sono state m2o prima, Soundzrise poi ed in futuro sono già
pronto a prenderne altre. Mai fermarsi perché la fiamma deve rimanere alta se
si vuole fare questo lavoro che nel tempo è anche molto cambiato.”
- Proprio grazie a m2o e a Soundzrise puoi vantare un punto di vista
privilegiato: come è cambiata o si è evoluta in generale la musica da club
in questi anni secondo te?
“In senso tecnico la musica si è
evoluta molto mentre trovo che oggi, dal punto di vista artistico, tutta questa
innovazione non ci sia stata. Non nascondo di faticare molto nel trovare dischi
che hanno quella sostanza che cerco e che ho voglia di proporre nei miei set,
sia in radio che in disco. Difficilmente in questo periodo storico ascolto
qualcosa che mi entusiasma veramente … anche dischi “colorati” come capolavori
di artisti idolatrati mi lasciano spesso (troppo) perplesso. Sono più di
vent’anni che faccio il dj e quasi due decenni che vivo la radio, vengo dalla
old-school e penso di avere un bagaglio importante che abbraccia la musica a
360° e di conseguenza quando faccio gli ascolti, sia per la radio che per il
club mi annoio perché sono molto esigente. Con questo non voglio dire che non
c’è musica bella ma trovarla è un complesso lavoro di ricerca e quella che
seleziono mi piace divulgarla anche sulla rete tramite la mia personale
webradio “Soundzrise radio” … della serie me le cerco e me le suono!!!”
- Cosa ne pensi del movimento clubbing in Italia? A livello di locali, organizzazioni, eventi stile festival, come stiamo messi?
“Potrei scrivere interi tomi
sull’argomento quindi, non essendo il caso, mi limito nel dire che oggi il
clubbing è profondamente cambiato, martoriato da una scarsa collaborazione tra
gli addetti ai lavori … oggi, secondo me, stiamo vivendo una moda anziché una
filosofia di vita come invece lo era nel passato. Si pensa molto al guadagno
guardando poco la direzione artistica. Oggi il club è un mondo pop per quanto
si voglia vestirlo underground. Esistono piccole realtà che mantengono quella
promessa e speriamo che nel 2015 si torni veramente a rinverdire una corrente
musicale con “prodotti” (non mi piace usare questa parola ma è per chiarire il
concetto) di qualità e con una costanza tale da poter ricreare una scena club
degna di nota.”
- Tra l'altro tu sei protagonista di Movement, a Torino. Quello può
essere definito un progetto di festival riuscito?
“Assolutamente si … una
programmazione mirata, serate di anticipazione, un main event, un party di
apertura e uno di chiusura … tutto assolutamente sold out. Devo dire che i
ragazzi del Movement hanno fatto
veramente un ottimo lavoro altrimenti non sarebbero arrivati alla settima
edizione nonostante tutto quell’apparato parastatale – burocratico che aiuta le
aziende ad affossare anziché ad emergere!”
- Il tuo rapporto con le nuove tecnologie: tu come preferisci suonare e cosa pensi di chi usa il computer? Esiste davvero una scissione tra chi dice che si è veri dj senza un computer e chi invece usa solamente le nuove tecnologie per stare dietro ad una consolle?
“Il mio rapporto con le
tecnologie è ottimo, mi piace sempre molto sperimentare nuovi strumenti,
plug-in e modi alternativi di produrre e proporre musica ma nel club, dopo una
parentesi con Ableton live –
eccezionale – che ho abbandonato dopo aver capito che mi allontanava troppo dal
contatto con la pista, c’è sempre il primo amore … quel rotondo e inimitabile
pezzo di plastica nero che non ho mai smesso d’amare!!! Ammetto che quando devo
prendere molti voli aerei spesso preferisco la chiavetta usb per non subire lo
stress da bagaglio perso! Riguardo la diatriba pro e contro pc/sync/controller
la trovo abbastanza sterile … se hai qualcosa da scrivere non importa se
utilizzi una penna, una matita o un foglio Word sul pc …”
- L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in
questo momento?
“In Italia riguardo la musica
underground è un buon momento soprattutto per i nuovi talenti: dal lato live
artist ci sono P41 (aka Edo
Pietrogrande), Swoosh e Daniel Jaze ma una menzione particolare
la merita Giorgia Angiuli con la
quale abbiamo stretto un ottimo rapporto di collaborazione. Mentre come
dj/producer credo ci siano molti bravi dj che sono pronti per il grande salto:
non li cito tutti per non fare torto a nessuno. Guardando fuori i confini trovo
molto interessante Francesco Tristano
ma mi piacciono molto anche Lone
e Beacon
senza mai dimenticare i mostri sacri come Chandler,
Ferrer, Vega.”
- La traccia che, se potessi, suoneresti in ogni dj set?
“Motorcitysoul - Space Katzle (Jerome Sydenham Blacktro Penetration)
… una traccia che sin dalla sua uscita nel 2007 mi emoziona profondamente, un
viaggio introspettivo che non mi stanca mai, una melodia incisiva supportata da
suoni evocativi ed efficaci … per molti ma non per tutti!”
- Essere un dj ...cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?
“In primis era un giocare ovvero
mettersi in gioco sul lato tecnico e creativo oltre a quello di proporre la tua
musica … ora, come nella vita, sono cresciuto e il gioco l’ho sostituito con la
comunicazione: ho voglia di dire, di raccontare chi e cosa sono e per farlo uso
la mia esperienza ed il mio bagaglio musicale. Quando hai davanti una folla
danzante che recepisce il tuo linguaggio è una soddisfazione tale da regalarti
una gioia immensa … in quel momento siamo un tutt’uno, sento la loro gioia e
loro percepiscono il mio affetto, è come volersi bene in una grande famiglia.”
- Infine: cosa consigliare ad un giovane emergente in Italia che vorrebbe fare della propria musica un lavoro?
“Questa è la classica domanda cui
non si può rispondere diversamente dalla solita raccomandazione alla perseveranza,
allo studio e all’allenamento … ricercare, proporre e sorprendere ma
soprattutto farsi un’identità artistica … avere il coraggio di farsi conoscere
per quel che si è … se sei A e suoni B alla fine la gente si accorge che stai
mentendo! Se sei A lotta affinché il tuo essere A sia la carta vincente!!!”
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