lunedì 30 novembre 2015

SISKO ELECTROFANATIK, NON CHIAMATELA SOLO "FORTUNA"

Giovane esponente del clubbing romano, Francesco Fortuna (in arte Sisko Electrofanatik) racconta a Five O'Clock la sua voglia di esprimersi dietro una consolle. Con la musica elettronica che scorre nelle vene.

-  Ciao Francesco! Quando e perchè è scattata in te la molla che ti ha fatto dire "voglio fare il dj" ?

"La molla e’ scattata all’incirca 12 anni fa, quando un giorno, al campeggio dove andavo da ragazzino, degli amici montarono una consolle con impianto per la festa di ferragosto e li iniziai a toccare le strumentazioni e provai a mixare per la prima volta.. e anche se in maniera molto amatoriale, vedere che la gente e gli amici presenti si scatenavano e fomentavano con le mie selezioni, mi fece provare una sensazione davvero forte!"

- Quali artisti e generi musicali ti hanno influenzato maggiormente? 

"Beh potrei farti un elenco infinito, ascoltando vari generi musicali fin da bambino… posso dire che sono stato influenzato sicuramente da Michael Jackson ai Queen, dai Limp Bizkit a 2Pac, dalle più’ comuni hit radiofoniche delle Boybands ai Brooklyn Bounce, da Benny Benassi a La Bouche , Lady Gaga, Eurythmics, Michael Bublè."

- Cosa significa essere "electrofanatici”?

"Difficile spiegarlo, chi e’ un “fanatico” della musica elettronica lo sa!!"



- Conosci molto bene, per averla vissuta direttamente,la realtà di Roma. Come definiresti  la tua città in riferimento ovviamente alla scena clubbing?

Adesso purtroppo la Capitale non gode di una gloriosa scena del clubbing, piuttosto di situazioni forti o “mainstream”, parallelamente a piccole situazioni di organizzazioni affiatate ma che spesso nascono e muoiono in breve tempo, assorbite dagli eventi piu grandi e più vendibili. 
Con i vari cambi generazionali, non esiste molto spirito di collaborazione, ci sono strutture organizzative e locali che si fanno guerra tra di loro.. perciò molti djs preferiscono crearsi la propria serata e promuoversela diventando organizzatori/pr di se stessi. Cosa che per chi ci riesce, non e’ sbagliato visto i tempi, ma con tutta questa fusione di ruoli si è persa la vera natura della club culture e del filone puro dell’ underground.
Indubbiamente la crisi ha portato un peso enorme, si guarda solo chi a porta più gente, i tavoli prosperosi e a chi spende di più. Vedo molti locali storici esser chiusi interi week end o fare serate con poco pubblico. Sento dire sempre più  spesso pure da dj romani affermati che Roma è morta dal punto di vista del clubbing e non posso dargli totalmente torto. Ma secondo me alla fine poi basterebbe semplicemente guardare indietro, prima di andare avanti."

- Hai avuto esperienze in consolle all'estero? Quali differenze hai notato con l’Italia?

Si suono spesso all’estero, sicuramente dipende da dove si va. Vanno elogiate la professionalità dei promoter ed il calore del pubblico, poi spesso non esistono limiti di eta’ come a volte qui da noi accade. Diciamo che non si “commercializza” un evento come succede in Italia e non si sentono frasi del tipo “qui ci sono solo ragazzini” o “vecchi”. Anche se a volte, devo dirlo, tutto il mondo e’ paese."

- Parliamo di strumentazione: tu cosa ami usare durante i tuoi set? Cosa pensi della discussione tra analogico e digitale?

Io ora uso generalmente  2/3 cdjs 2000 o i xdjs e un mixer Pioneer 900, con cui hai modo di poter creare ed effettuare missaggi ormai in maniera rapida e fare effetti d’ogni genere. Perciò venendo dal vinile non posso che dire che la moderna epoca digitale dà un approccio indubbiamente innovativo ed adattabile (purtroppo o per fortuna) a chiunque. Prima dovevi portarti pesanti trolley tra cd e vinili, ora basta una USB. Oramai non conta come la metti la musica ma cosa metti.

Se poi parliamo di strumentazioni per produrre, io lavoro al 90% sul digitale, ma se uno ha le risorse, possibilità e capacità perché non usare anche l’analogico? Il fine e’ produrre una traccia che deve essere suonata nei club o festivals, perciò non credo in pista si possa capire la differenza di un disco se fatto in un modo o nell'altro. Il resto è un gusto personale. secondo me anche qui soprattutto non conta COME lo fai ma COSA fai ."


- Chiudiamo con qualche veloce botta e risposta! Qual è tra quelle prodotte da te, la tua traccia preferita e perché?

"Sono molto critico sulle mie produzioni, rilascio solo produzioni che suonerei, perciò posso dirti che una delle mie ultime produzioni preferite e’ il mio remix per Kreisel “Totally Isolated” per la Monique Musique. Ho voluto risuonare e stravolgere l’original mix, inglobando secondo me un po' di vari stili techno. Un altro e’ il mio remix per D Lewis  “DOS”  dove ho riutilizzato il main synth che e’ la caratteristica principale dell’ original mix,  amalgamando il tutto con un groove più scuro ed un break atmosferico e una ripartenza esplosiva . Il brano è  stato molto suonato anche da Carl Cox!"



- L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in questo momento ?

"Jay Lumen e Sam Paganini"

- La traccia che se potessi,suoneresti in ogni dj set?

Direi D Lewis & Emix -  Venusville (Original Mix)Felix Da Housecat - Silverscreen"


- Infine ti chiedo: essere un dj cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?

"Per me significa quasi come condurre in un viaggio musicale: la gente che viene a sentire un tuo set, deve sentir raccontare una storia! A me personalmente piace partire in crescendo portando chi mi viene ad ascoltare ad una  serie di  emozioni e sensazioni “disegnandole” con la mia musica. L’emozione che mi fornisce e’ unica nel suo genere, un mix di euforia, sfogo, e benessere che viene soprattutto quando noto l'impatto del pubblico, che si emoziona con le sensazioni trasmesse dal mio set."




Official web site: siskoelectrofanatik.net


lunedì 12 gennaio 2015

ANDREA RANGO, LA MUSICA E QUEL FUOCO DENTRO

Il suo punto di vista, da veterano e da “artigiano del suono” non può che essere interessante. A Five O’Clock si racconta Andrea Rango, dj e produttore oltre che responsabile della programmazione musicale di m2o dove conduce anche il programma “SoUNdzRISE”.

- Se dovessi ripercorrere a grandi tappe la tua carriera musicale dagli inizi e per sommi capi, come la racconteresti?

“La racconterei come una storia d’amore con tutte le sue sfumature; la passione accecante e la delusione più cocente sono parte della stessa relazione che non può vivere di soli momenti d’oro, dove gli alti e i bassi, se accettati, sono necessari per rafforzare l’intesa. Quindi come ogni storia nasce con la scintilla e si propaga con la fiamma, ed è li che bisogna essere bravi a non far spegnere il fuoco …, c’è sempre il bisogno di trovare nuove motivazioni, voglia di crescere e rinnovarsi, trovare nuove strade condivise che abbiano l’obiettivo di continuare a buttar benzina e per me queste strade sono state m2o prima, Soundzrise poi ed in futuro sono già pronto a prenderne altre. Mai fermarsi perché la fiamma deve rimanere alta se si vuole fare questo lavoro che nel tempo è anche molto cambiato.”

- Proprio grazie a m2o e a Soundzrise puoi vantare un punto di vista privilegiato: come è cambiata o si è evoluta in generale la musica da club in questi anni secondo te?

“In senso tecnico la musica si è evoluta molto mentre trovo che oggi, dal punto di vista artistico, tutta questa innovazione non ci sia stata. Non nascondo di faticare molto nel trovare dischi che hanno quella sostanza che cerco e che ho voglia di proporre nei miei set, sia in radio che in disco. Difficilmente in questo periodo storico ascolto qualcosa che mi entusiasma veramente … anche dischi “colorati” come capolavori di artisti idolatrati mi lasciano spesso (troppo) perplesso. Sono più di vent’anni che faccio il dj e quasi due decenni che vivo la radio, vengo dalla old-school e penso di avere un bagaglio importante che abbraccia la musica a 360° e di conseguenza quando faccio gli ascolti, sia per la radio che per il club mi annoio perché sono molto esigente. Con questo non voglio dire che non c’è musica bella ma trovarla è un complesso lavoro di ricerca e quella che seleziono mi piace divulgarla anche sulla rete tramite la mia personale webradio “Soundzrise radio” … della serie me le cerco e me le suono!!!”




- Cosa ne pensi del movimento clubbing in Italia? A livello di locali, organizzazioni, eventi stile festival, come stiamo messi?

“Potrei scrivere interi tomi sull’argomento quindi, non essendo il caso, mi limito nel dire che oggi il clubbing è profondamente cambiato, martoriato da una scarsa collaborazione tra gli addetti ai lavori … oggi, secondo me, stiamo vivendo una moda anziché una filosofia di vita come invece lo era nel passato. Si pensa molto al guadagno guardando poco la direzione artistica. Oggi il club è un mondo pop per quanto si voglia vestirlo underground. Esistono piccole realtà che mantengono quella promessa e speriamo che nel 2015 si torni veramente a rinverdire una corrente musicale con “prodotti” (non mi piace usare questa parola ma è per chiarire il concetto) di qualità e con una costanza tale da poter ricreare una scena club degna di nota.”

- Tra l'altro tu sei protagonista di Movement, a Torino. Quello può essere definito un progetto di festival riuscito?

“Assolutamente si … una programmazione mirata, serate di anticipazione, un main event, un party di apertura e uno di chiusura … tutto assolutamente sold out. Devo dire che i ragazzi del Movement hanno fatto veramente un ottimo lavoro altrimenti non sarebbero arrivati alla settima edizione nonostante tutto quell’apparato parastatale – burocratico che aiuta le aziende ad affossare anziché ad emergere!”

- Il tuo rapporto con le nuove tecnologie: tu come preferisci suonare e cosa pensi di chi usa il computer? Esiste davvero una scissione tra chi dice che si è veri dj senza un computer e chi invece usa solamente le nuove tecnologie per stare dietro ad una consolle?

“Il mio rapporto con le tecnologie è ottimo, mi piace sempre molto sperimentare nuovi strumenti, plug-in e modi alternativi di produrre e proporre musica ma nel club, dopo una parentesi con Ableton live – eccezionale – che ho abbandonato dopo aver capito che mi allontanava troppo dal contatto con la pista, c’è sempre il primo amore … quel rotondo e inimitabile pezzo di plastica nero che non ho mai smesso d’amare!!! Ammetto che quando devo prendere molti voli aerei spesso preferisco la chiavetta usb per non subire lo stress da bagaglio perso! Riguardo la diatriba pro e contro pc/sync/controller la trovo abbastanza sterile … se hai qualcosa da scrivere non importa se utilizzi una penna, una matita o un foglio Word sul pc …”



- L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in questo momento?

“In Italia riguardo la musica underground è un buon momento soprattutto per i nuovi talenti: dal lato live artist ci sono P41 (aka Edo Pietrogrande), Swoosh e Daniel Jaze ma una menzione particolare la merita Giorgia Angiuli con la quale abbiamo stretto un ottimo rapporto di collaborazione. Mentre come dj/producer credo ci siano molti bravi dj che sono pronti per il grande salto: non li cito tutti per non fare torto a nessuno. Guardando fuori i confini trovo molto interessante Francesco Tristano ma mi piacciono molto anche LoneBeacon senza mai dimenticare i mostri sacri come Chandler, Ferrer, Vega.”

- La traccia che, se potessi, suoneresti in ogni dj set?

Motorcitysoul - Space Katzle (Jerome Sydenham Blacktro Penetration) … una traccia che sin dalla sua uscita nel 2007 mi emoziona profondamente, un viaggio introspettivo che non mi stanca mai, una melodia incisiva supportata da suoni evocativi ed efficaci … per molti ma non per tutti!”

- Essere un dj ...cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?

“In primis era un giocare ovvero mettersi in gioco sul lato tecnico e creativo oltre a quello di proporre la tua musica … ora, come nella vita, sono cresciuto e il gioco l’ho sostituito con la comunicazione: ho voglia di dire, di raccontare chi e cosa sono e per farlo uso la mia esperienza ed il mio bagaglio musicale. Quando hai davanti una folla danzante che recepisce il tuo linguaggio è una soddisfazione tale da regalarti una gioia immensa … in quel momento siamo un tutt’uno, sento la loro gioia e loro percepiscono il mio affetto, è come volersi bene in una grande famiglia.”

- Infine: cosa consigliare ad un giovane emergente in Italia che vorrebbe fare della propria musica un lavoro?


“Questa è la classica domanda cui non si può rispondere diversamente dalla solita raccomandazione alla perseveranza, allo studio e all’allenamento … ricercare, proporre e sorprendere ma soprattutto farsi un’identità artistica … avere il coraggio di farsi conoscere per quel che si è … se sei A e suoni B alla fine la gente si accorge che stai mentendo! Se sei A lotta affinché il tuo essere A sia la carta vincente!!!






domenica 19 ottobre 2014

PAOLA POLETTO: SENSUALITA' AD IBIZA

La prima donna ad essersi esibita al Pachà di Ibiza, isola che l’ha accolta e che praticamente è diventata la sua nuova casa. Qui ha trovato l’amore, si è consolidata professionalmente. Ma nonostante un’esperienza ventennale, un amore sconfinato per il vinile rafforzato anche da quell’incontro col compianto Marco Trani, la sua umiltà tutta sabauda le impone di continuare a chiedere il meglio da se stessa. Five O’Clock è lieta di dare il benvenuto a Paola Poletto.

- Dalla danza classica alle più importanti consolle del panorama clubbing: come racconteresti, pensando ai momenti più importanti, la tua carriera?

“Credo che rispetto ad altri devo fare ancora molta strada, imparare molte altre nozioni tecniche e fare ancora tanti passi. Ma rispetto al mio passato vedo la mia vita sempre in movimento e da brava gemelli quale sono, mi sono impegnata tanto e ho passato anche periodi di grande noia musicale. Quando ho voluto raggiungere un risultato mi sono agitata cosi tanto che alla fine ci sono arrivata, vedi il programma di radio dall’Ushuaia quest’anno (era una cosa che volevo fare a tutti i costi) al contrario ciò che non ho fatto e’ perché in realtà non l’ho voluto forse con tutto il cuore. La danza mi ha insegnato la disciplina e alla fine questa paga sempre i suoi frutti.. .anche se io con l’età divento sempre più indisciplinata!”

- Quali sono stati i generi o gli artisti che più ti hanno influenzato ai tuoi inizi e quali quelli che oggi consideri pietre miliari? Leggo di uno zio Ralf quasi fonte di ispirazione per te!

Ralf per me sarà sempre un fuoriclasse se parliamo di fare ballare la gente! Non ho mai visto una carriera come la sua e soprattutto in un momento in cui fare il dj non era così reclamizzato come adesso. Lui e’ il maestro per eccellenza ma a livello musicale come produzioni primi fra tutti il mood swing di Sandy Rivera (quello dei Kings of Tomorrow), Dennis Ferrer, i sinth di Todd Terry o i groove di Kenny Dope. Poi perché no Locodice o il Luciano di qualche anno fa’. In sostanza io amo l house music, quindi cerco sempre un barlume di melodia, qualcosa che mi faccia amare ogni singola track. Se invece parliamo di tecnica … cambia il discorso. Una volta entrai al Prince di Riccione e vidi suonare Marco Trani a tre piatti: quella fu la vera rivelazione per me e comprai così anche io il terzo piatto. Si parla del 1997.”

- Come gestisci i tuoi set e come ti poni di fronte all'annosa diatriba vinile vs strumentazioni tecnologicamente avanzate?

“La musica è un concetto indipendente dalla tecnica, credo che bisogna avere buon gusto al di là di come tecnicamente si suoni. Io vengo dal vinile ed ho imparato con due giradischi rotti, dunque so cosa significa suonare in condizioni pietose. Ma prima non c’erano tante scuse: arrivavi e dovevi suonare!! Ho 20 anni di vinile sulle spalle, quindi anche se ora volessi passare al sinc in realtà non devo dimostrare niente a nessuno … per questo da certi dj accetto questo compromesso. Vedi Luciano. In questo caso si usa la tecnologia per dedicare l’attenzione ad altri aspetti, sono scelte personali. Quello che non accetto in nessun modo sono i nuovi fenomeni o anche sconosciuti che “sono dj” ma senza neanche sapere realmente nulla della tecnica. Il sinc fa tutto? No mi spiace, per me questo e’ inaccettabile. Io sarò sempre un amante del vinile, il mio primo amore e ne sono piena in casa. Ma non è vincolante, dipende sempre da cosa cerchi di esprimere quando selezioni la tua musica. Se gioia, energia o sensualità. Io  voglio vedere tutte le donne della sala ballare: questo e’ sempre il mio obiettivo principale.”

- Ibiza rappresenta senza dubbio il luogo che ti ha consacrato. Sei stata la prima donna ad esibirsi al Pacha! Come definiresti l'atmosfera dell'isola e quali sono state negli anni le situazioni in cui ti sei divertita di più?

“Ibiza ormai è casa per me. Ci sono arrivata per lavoro direttamente e me ne sono innamorata per altre ragioni non solo per i club. Posso dirmi figlia di questa terra, non ho dubbi ma vorrei solo che venisse rispettata di più perchè l’atmosfera è unica e quindi è un’isola che va protetta e amata . Non e’ Montecarlo o Miami e non è neanche Mikonos. Va capita e chi viene qui si deve adattare a come viviamo noi, ovvero con rispetto, tolleranza, pulizia e calma. Senza dubbio la stagione del 2010 e’ stata per me la più divertente, al vecchio Ushuaia quando era solo un beach club: eravamo una famiglia indimenticabile.”




- Hai suonato veramente a fianco di tantissimi big della scena, ovviamente quasi tutti maschi. Quanto è più complicato, se lo è, imporsi sulla scena clubbing...essendo una donna?

“Per nulla complicato, io sono stata super aiutata! E’ una stupidaggine questa storia del maschilismo nell’ambiente, al massimo ci sono solo più persone “che posso provarci” ma questo non e’ un limite alla carriera. Dipende da ciò che uno vuole fare: io sono stata ultra consigliata bene sempre, aiutata in ogni situazione, ripeto. Ho un bellissimo ricordi di tutti i top dj italiani quando mi vedevo con loro in consolle, primo fra tutti Ralf o anche Richy Montanari, Massimino, Flavio. Certo erano altri tempi, io ero molto piccola. Pensa a 18 anni suonai con Dave Morales che mi vide e mi disse: “sai che sei molto brava per essere cosi giovane!”. Poi mi consigliò di imparare l’inglese prima di ogni altra cosa, cosi da non avere nessuno che parlerà per te. L’anno dopo mi trasferii a Londra.”

- Proprio per la tua scelta professionale, legata ad Ibiza, hai un occhio privilegiato e ti chiedo: l'Italia potrà mai avvicinarsi anche solo vagamente alla scena clubbing, non dico ibizenca, ma quanto meno estera?

“L’Italia e’ la numero uno come tipo di pubblico! Le feste che si fanno da noi sono uniche. Metto fra le migliori quelle di Torino e della Puglia a pari merito. Ma ciò che manca è la vera organizzazione aziendale in termini di serietà e professionalità: tutti si fanno la guerra mentre dovrebbero unirsi e in questo modo anche lo Stato vedrebbe più organizzazione congiunta per riuscire a fare anche da noi grandi festival. Ecco se manca qualcosa direi la preparazione manageriale: basti guardare quanti parlano e scrivono in inglese.”

- Botta e risposta: la tua traccia in assoluto preferita e perché? L'artista giovane che preferisci al momento ? Il club che ti ha dato maggiori emozioni?

“La mia traccia preferita senza tempo è “Knight of Jaguar” di Rolando (vorrei averla fatta io)! Giovane di età? O di carriera? Se giovane di età allora ti dico i Martinez Brothers, invece nel senso di emergente dopo mio marito Francisco Allendes (ovviamente per me lui e’ un genio) nomino Cristian Viviano, un dj siciliano.Per quanto riguarda i club, per me suonare in Puglia è sempre una grande emozione, specialmente coi ragazzi del Cromie e quelli del Clorophilla




- Infine: stai per diventare mamma e vorrei chiederti...un giorno quando dovrai spiegare a tuo figlio/a che cos'è la musica e quali emozioni trasmette...con quali parole lo farai?


“Mio figlio crescerà nella musica ed è praticamente inevitabile. Per fortuna la musica va oltre le parole, quindi non ci sarà da spiegare nulla, se non che segua i suoi sogni”




giovedì 24 aprile 2014

PROVENZANO, UNA VITA ON AIR

I clubbers appassionati di radio show, a sentire il suo nome, saranno piacevolmente contenti di sapere che oltre ad essere un veterano della scena, Amerigo Provenzano è anche un ragazzo della porta accanto. A Five O’Clock, racconta la sua storia, dalla passione per la sua m2O alla sua visione sulla musica.

-  Ciao Amerigo! Ormai sei sulle scene da oltre 20 anni. Cosa ricordi dei tuoi inizi? 

“Ho ricordi vaghi…ahhahahaha!!! Ricordo di aver iniziato senza sapere bene in cosa mi stavo mettendo ma mi sono affidato molto al mio istinto e alla voglia di trovare una strada mia.”

- Quali artisti e generi ti hanno influenzato maggiormente? Quanto e come è cambiata la musica, rispetto ad oggi?

“Onestamente non ho mai avuto delle figure di riferimento importanti, non sono mai stato un superfan di qualcuno. Credo che la musica non sia poi cambiata di molto, passano gli anni e le mode ma alla fine i concetti e le note sono sempre quelle. In realtà ci sono corsi e ricorsi storici che ciclicamente si ripresentano.”

- Da tempo fai parte della crew di M2o ed il tuo programma, "Provenzano Dj Show" con Manuela Doriani, tra l'altro recentemente premiato ai Dance Music Awards, è seguitissimo. Cosa significa per te fare la radio? 

“Con un pizzico di orgoglio posso dire che m2o insieme a Tamburini, Bolognesi e Farra l'ho creata io quindi era normale avere anche un programma in onda ! Fare la radio è tutta la mia vita, in realtà non ho mai fatto altro. Devo ammettere che mi da tante soddisfazioni perchè son riuscito a farla sempre a grandi livelli per tanti anni e questo vuol dire che qualcosa di buono l'ho combinato!”

- In base a cosa scegli le tracce da passare nel programma o da inserire nelle ormai celeberrime compilation da te mixate per m2O?

“Sono scelte a volte molto diverse, per realizzare una compilation bisogna tener presente il mercato e quindi fare delle scelte orientate a nomi e titoli vantaggiosi per vendere, mentre quando penso al programma radiofonico invece pongo l'attenzione alle nuove proposte musicali.”

- Hai lavorato con artisti internazionali di calibro, come Fedde Le Grande, Swedish House Mafia, Tiesto o Morillo. Quanto credi nelle collaborazioni? 

“Collaborare è importante perchè significa unire le forze, ampliare la propria visibilità e cercare di mettere insieme le proprie idee con quelle degli altri. Non bisogna pensare di fare tutto da soli.”


- Se ti dico "Reder8" cosa ti viene in mente?

“Mi vengono in mente molte cose non tutte positive purtroppo, diciamo che era una possibilità molto importante che a causa anche di qualche cattivo consiglio ho finito per non sfruttare, rimane la soddisfazione di avere realizzato un disco suonato da molti TOP deejay.”

-  Parliamo di set: cosa ti piace esprimere durante le tue performance?

“Il primo obiettivo è sempre quello di far divertire le persone che ci sono e quindi la scelta musicale è sempre la priorità, poi mi piace essere molto tecnico e pulito in fase di mixaggio e proporre un dj set molto personalizzato e quindi utilizzo molti mashup fatti da me.”




- Oggi la tecnologia ha fatto dei mostruosi passi in avanti. Tu come gestisci le tue attrezzature per suonare e produrre? Oggi c'è una polemica feroce in questo senso, tu come ti pone davanti a questa diatriba a volte stucchevole old/new school?

“Credo che sia una polemica ridicola visto quanto la tecnologia influenzi oggi le nostre vite, più in generale penso questo, ci sono tre categorie di DJ: quello che passa il tempo a criticare quelli che usano il computer, quello che passa il tempo a criticare quelli che ancora usano il vinile e quello che passa il tempo a scegliere la musica migliore.”

- Hai suonato in moltissimi grandi club  italiani. Esistono differenze con le scene clubbing estere? Cosa dobbiamo ancora imparare, se dobbiamo farlo, dalle situazioni di altri Paesi?

“All'estero c'è una cultura club molto più evoluta, la gente va a ballare per divertirsi ma anche molto preparata musicalmente, sa cosa va ad ascoltare e si documenta sul deejay che suona.  Diversamente in Italia si va ancora a ballare per rimorchiare…”

- Qual è tra quelle prodotte da te, la tua traccia preferita e perchè?

“Onestamente non c'è una traccia preferita, ognuna ha una sua storia in generale e sono molto contento perchè negli anni mi sembra di aver fatto un percorso qualitativo molto importante e il supporto di molti Top DJ internazionali dimostra la verità di queste parole.” 

- L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in questo momento ?

“A livello internazionale secondo me Calvin Harris come deejay produttore è il numero uno, come artista in generale Pharrell Williams è un extra terrestre. A livello italiano abbiamo alcuni giovani come i Vinai e Merck&Kremont che ci fanno ben sperare per il futuro.”


- La traccia che se potessi,suoneresti in ogni dj set?

“Royksopp - 49 Percent (Angello & Ingrosso Remix)” 





- Essere un dj: cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?


“Significa avere l'opportunità di fare il lavoro più bello del mondo e di passare tanto tempo insieme alla mia grande passione : la musica.” 





venerdì 24 gennaio 2014

EMIX, IL COLLEZIONISTA DI VINILI

Parte da lontano, nel tempo, la storia artistica di un altro pezzo importante della nostra scuderia di djs. Uno di quelli che ne ha viste abbastanza, tra rave, after e locali nel mondo per affermare un punto di vista certamente interessante sulla scena clubbing.  Oggi è impegnato con la sua nuova label Uwaga, ma è riavvolgendo il nastro che Emiliano Mosci, per tutti Emix, fa capire cosa significhi veramente essere un deejay.


-  La tua carriera musicale inizia a fine '90. Con le sonorità degli '80s che ti hanno certamente influenzato. Cosa ricordi di quegli anni e com'era la scena clubbing all'epoca?

“La mia carriera inizia nei "primi" anni 90 …e ne sono felice. Vivere emozioni così' grandi e passaggi da un genere all'altro nell'arco degli anni mi hanno arricchito di tanta esperienza che mi fa godere di "dettagli" musicali compresi da ben pochi addetti ai lavori… La dance 80s e' stata di gran lunga una scena musicale divertentissima ed estremamente originale, non per caso in questi ultimi "15 anni" tanti fenomeni hanno scopiazzato spudoratamente un immensità di brani dell'epoca, creando veri e propri cloni, per poi sbandierare a tutti (gli ignoranti) la loro bravura e più che altro ...originalità. La scena club in quegli anni non era ancora malata come oggi purtroppo, il divertimento e l'ascolto di buona musica era di rigore.”

- Proprio in base a ciò: quali artisti e generi ti hanno influenzato maggiormente? Quanto e come è cambiata la musica e la scena rispetto ad oggi?

“I Depeche Mode mi hanno influenzato maggiormente perché io, non lo nascondo, amo la techno da sempre e i suoi derivati. La musica ha avuto sempre dei grandi cambiamenti camaleontici nell'arco degli anni, ma mai aveva raggiunto un livello qualitativo così basso …e' agghiacciante.”

- Nella tua biografia leggo che ti definisci collezionista di vinili rari. Quanto ti ha fatto "male" il massiccio utilizzo moderno delle tecnologie?

“L'utilizzo delle tecnologie io lo condivido pienamente …fino a quando poi non sono le macchine a sostituire l'uomo.”

-Passaggio fondamentale: 2006, esce "Officine Romane". Che peso ha avuto quell'album e quale ha la produzione nel tuo lavoro?

“Il mio primo album "Officine Romane" con il mio amico D Lewis, mi ha fatto affacciare negli USA (presentazione ufficiale al WMC di Miami) e in Germania, dove la ZIX ha apprezzato il nostro prodotto a tal punto da stamparlo direttamente sulla sua LABEL e distribuirlo nel mondo.”

- Proprio con DLewis portate avanti un'amicizia particolare da anni. Cosa significa per te (nei set in cui fate B2B) condividere la consolle?

“La condivisione di una consolle con D Lewis per me e' sempre un onore e una garanzia di professionalità e divertimento. La nostra intesa anche lavorativa, nell'arco degli anni ci ha arricchito e continuerà a farlo in nuovi progetti che sveleremo nell'arco del 2014.”



- Più in generale: cosa ti piace esprimere durante le tue performance?

“Tanta carica emotiva e soprattutto musica avvolgente!”

-Hai suonato in moltissimi grandi club  italiani. Ed in tantissimi all'estero. Cosa dobbiamo ancora imparare, se dobbiamo farlo, dalle situazioni di altri Paesi?

“Secondo me noi, lavorativamente, non dobbiamo imparare nulla da nessuno, anzi. Di locali "veramente" belli in Italia ce ne sono un'immensità. Abbiamo il Cocorico che secondo me rimane il più bello al mondo, da ogni punto di vista.”

- Sei anche Socio Onorario dell'ANPAD (Associazione Nazionale Produttori Autori Disc Jokey). Cosa deve assolutamente sapere un giovane dj che si affaccia sulla scena?

“Fondamentale oggi, una "minima" informazione sulle leggi SIAE e su quant'altro sia inerente alla legalità della musica, i giovani che si affacciano nel nostro mondo per la prima volta dovrebbero averla. I giovanissmi invece, peccano di presunzione e spesso e volentieri sono deleteri sia per loro che per gli altri. La loro estrema superficialità sul lavoro svolto dal DJ e soprattutto dai produttori nel mondo della notte non li porterà' da nessuna parte. Io spesso e volentieri aiuto chiunque con consigli vari, spero sinceramente fino ad oggi di essere stato utile.”

- Chiudiamo con qualche veloce botta e risposta! Qual è tra quelle prodotte da te, la tua traccia preferita e perchè?

“E' come chiedere ad una mamma, chi figlio predilige… E' pur vero che : Venusville, Push It (del "passato") & Oceania, Caribou (del "presente") sono le mie tre preferite …ma che rimanga un nostro segreto !!!”




- L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in questo momento ?

“L'artista che rispetto di più a livello internazionale e' Sven Vath a mio gusto un vero DJ, quello italiano e' Ilario Alicante per amicizia e professionalità. Aggiungerei anche l'altro lato della medaglia, un individuo che non apprezzo affatto e' Richie Hawtin, il vero distruttore della figura dei DJs nel mondo.”

- La traccia che se potessi,suoneresti in ogni dj set?

“Beh, un mio cavallo di battaglia, capolavoro prodotto dal mio amico Dusty Kid : The screecht”

- Infine ti chiedo: essere un dj cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?


Domanda standard che pero' riassume ciò' che mi emoziona e che ho nella mente e nel cuore : per me essere un DJ, e' tutto.”







Soundcloud: soundcloud.com/emix
Resident Advisor: residentadvisor.net/dj/emix






venerdì 4 ottobre 2013

D LEWIS, ECLETTISMO ALLO STATO PURO

Nel corso della sua carriera ha diviso la consolle con dj internazionali come Deadmau5, Boys Noize, Joris Voorn, Trentemoller, Crookers, Bloody Beetrots, Benny Benassi, 2 Many Djs, John Dahlback, Marco Carola, Eric Morillo, Tiesto,Roger Sanchez, Fedde La Grand, Pete Tong, Steve Angello, David Morales, Sasha.

Ma questo è solo un elenco: la poliedricità di un artista come D. Lewis (pochissime presentazioni in premessa, chi non lo conosce non ama il clubbing!) si percepisce non solo da quello che ha fatto, ma da quello che pensa.

-  Ciao Luigi! La tua carriera musicale inizia negli anni '90. Cosa ricordi di quegli anni? 

“Ricordo con piacere la scoperta quotidiana delle novità, sia nel mondo clubbing che nella discografia ogni giorno accadeva qualcosa che avrebbe lasciato un segno…mi ritengo molto fortunato per aver vissuto da teenager quel particolare momento musicale e culturale!”

- Quali artisti e generi ti hanno influenzato maggiormente? Quanto e come è cambiata la musica, rispetto ad oggi?

“Molti sono gli artisti che mi hanno influenzato e molti lo fanno tutt'ora, perché' nella musica come in tutte le attività' umane c'e' sempre chi arriva prima ad un punto, dando una sorta di start up a chi quel punto l'aveva dentro ma non focalizzato…tutta la scena musicale di fine ottanta fino al '96 mi ha segnato profondamente…non credo che la musica sia cambiata, e' cambiato il modo di produrla, di essere ascoltata, ed e' cambiata l'attenzione dell'ascoltatore.”

- Nella tua biografia leggo che hai anche preso parte ad un corso per diventare sound engineer. Quanto ritieni sia importante la preparazione tecnica, per un dj?

Da sempre ho vissuto con due anime questo lavoro, quella artistica (dj/produttore) e quella tecnica (fonico/studio manager). Mentre per quella artistica ho seguito molto l'intuito e la mia creatività', rubando più' con gli occhi che sui libri, per quella tecnica ho preferito approfondire e studiare facendo diversi corsi. Sono convinto che studiare, approfondire ed essere sempre aggiornati e' importante e credo fermamente che la formazione sia utile non solo a livello didattico ma a livello di scambio personale con le altre persone, dal coach ai compagni di corso.”

- Due costanti nella tua carriera: Emix e la tua città, Roma. Che peso hanno avuto nella tua carriera? Come descriveresti Roma, rispetto alla scena clubbing?

“Emix e' un grande amico e un grande artista, con il quale porto avanti da tempo diverse attività' lavorative, oltre alle migliaia di birre che consumiamo annualmente!!!Poi insieme abbiamo lasciato un segno indelebile.
Roma e' una città incredibile, per un turista che supera le barriere della mobilita' urbana e' forse superiore a Berlino…l'estate per esempio, puoi vedere migliaia di opere d'arte, fare un aperitivo al tramonto al Gianicolo, scendere giù' per mangiare a Trastevere, camminare romanticamente per le stradine della città fino a Piazza Navona per un caffè e una amaro…e poi??? Poi basta prendere un taxi e vai da Carl Craig, poi esci prendi un altro taxi e vai da Afrojack, poi magari in chiusura vai a Libetta a sentirti Villalobos…e se proprio non vuoi tornare in hotel puoi anche andare in after...e il tutto in sole 24 ore!!!
Vista da chi come me ci abita e' un delirio, e' la citta' più' bella del mondo gestita dal popolo piu' "superficiale" del mondo…questo nostro modo di essere ci porta a non saper sfruttare al meglio tutte le risorse che abbiamo …e' un peccato, un vero peccato!”


- Ti ricordo perfettamente (perchè ne ero molto appassionato!!) nelle vesti di resident per la one night Diabolika? Che anni sono stati, quelli per te?

“Non tutti sanno che prima del Diabolika avevo già' fatto il resident in molti locali importanti del centro Italia, ed era già' un a decina di anni che producevo dischi, poi e' arrivata l'opportunità' di suonare all 'NRG, che e' stato per più' di 6 anni un club di riferimento a livello nazionale e la base di partenza per un movimento che ha cambiato il clubbin' Italiano.Sono stati anni bellissimi e molto intensi, e' un peccato che non ci siano stati più' movimenti made in Italy capaci di fare tanto rumore.”

-  Parliamo di set: cosa ti piace esprimere durante le tue performance?

“Quando suono esprimo me stesso, cercando di esternare quello che ho dentro, e contemporaneamente cerco di portare chi mi e' davanti nel mio mondo…quando accade e' una sensazione unica superiore al sesso!”





- Oggi la tecnologia ha fatto dei mostruosi passi in avanti. Tu come gestisci le tue attrezzature per suonare e produrre? Oggi c'è una polemica feroce in questo senso, tu come ti pone davanti a questa diatriba a volte stucchevole old/new school?

“Chiacchiere da bar…abbiamo vissuto e stiamo ancora vivendo una trasformazione irreversibile, quello che conta e' cosa un artista dice…poi se lo dice suonando un disco o con un computer e' indifferente…item per le produzioni…il problema e' che oggi tutti hanno un computer e poche idee, infatti arrivano tanti loop di 7 minuti e pochi dischi con D maiuscola e con tutto quello che c'e' in giro e' anche difficile scovare buona musica…”

- Hai suonato in moltissimi grandi club  italiani. Cosa dobbiamo ancora imparare, se dobbiamo farlo, dalle situazioni di altri Paesi?

“Il problema e' politico, sociale e imprenditoriale…ed e' tutto molto complicato.”

- Qual è tra quelle prodotte da te, la tua traccia preferita e perchè?

“Domandone…ogni traccia ha una storia, un momento e un perché' interiore….comunque dico Venusville, perché e' Venusville.”




- L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in questo momento ?

“Artista internazionale : Carl Craig . Artista Italiano : Pierfrancesco Favino!”

- La traccia che se potessi,suoneresti in ogni dj set?

“Attualmente : Deftones - Back to school”

- Essere un dj: cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?


“Essere un dj e' un mix di amore, passione, egoismo, egocentrismo, rabbia, competizione…praticamente e' come essere un qualsiasi altro lavoratore, solo che in più' mettiamo musica, e siamo dannati a vita per questo!”





Official web site: djdlewis.com
Resident Advisor: residentadvisor.net/dj/dlewis 

lunedì 23 settembre 2013

ASTIN, TRA OLD E NEW SCHOOL

Approdare in un’etichetta importante come la Snatch! di Riva Starr non è impresa da sottovalutare, per un giovane dj e producer italiano. Ed è proprio quello che è successo ad Astin, un passato tra Hip Hop e Nirvana ed oggi un fulgido presente tra Techno ed House.

Come, quando e perchè nasci dj ? Quali artisti e generi ti hanno influenzato maggiormente? 

“Nasco come dj nel '98 con la musica Rap ed Hip Hop. La passione nel far ascoltare quello che a me piaceva mi ha sempre preso sin da piccolo. Persino alle festicciole scolastiche ero attaccato allo stereo per cambiare la musicassetta! I generi che mi hanno influenzato maggiormente in linea cronologica sono i Nirvana con la loro musica "grunge", per poi passare al famoso rapper Notorious BIG che credo non abbia bisogno di presentazioni e il dj produttore Premiere dei Ganstar. Infine mi sono avvicinato alla musica dance nel 2000 con gli artisti della scena Techno & House americana, Kevorkian, Vega, Satoshi Tomiie, Dj Sneak… ma in particolare nel 2001 mi segnarono parecchio i Deep Dish quando esordirono la prima volta in Italia.”

Napoli e Bologna, leggo dalla tua bio, sono città che hanno influenzato il tuo percorso da dj. Come le racconteresti?

“E’ vero si Napoli è la mia città natale e credo mi abbia formato tanto, musicalmente ed in generale. Poi Bologna è stato il mio vero palcoscenico: direi che mi ha cambiato molto anche a livello personale.”

- Da poco sei approdato su Snatch! Quanto e perchè è importante per te l'aspetto delle produzioni?

“Attualmente credo che le produzioni siano fondamentali se si vuole almeno avere una voce in capitolo o comunque se si sente il bisogno di esprimersi musicalmente a tutti gli effetti. Ma produrre è passione prima di tutto. Oggi poi è praticamente alla portata di tutti e credo che questa cosa abbia dei lati positivi come dare la possibilità a giovani emergenti di dire la propria. L'aspetto negativo è che c'è tanto materiale sul mercato di pessima qualità.”

-  Come prepari i tuoi set? Organizzi prima la selezione o improvvisi? Cosa ti piace esprimere con la  musica che proponi?

“Non ho mai preparato un set, ho delle playlist dove organizzo le tracks in base ad una mia logica così da non fare confusione, perché poi ti rendi conto solo in quel momento cosa c'è da mettere. Con la mia musica mi piace esprimere tante cose, ma soprattutto carica e energia.”





- Questa estate è nata una forte polemica, legata alla meritocrazia dei dj dietro le consolle dei grandi club? Il tuo pensiero?

“Ad essere sincero, voglio dire che non mi va di affrontare questo argomento! Preferisco che ci sia meno spazio per le polemiche e molto di più per la musica.”

Oggi la tecnologia ha fatto dei mostruosi passi in avanti. Tu come gestisci le tue attrezzature per suonare e produrre?  Come ti pone davanti rispetto al dualismo old/new school?

“E' vero, anche io da anni ormai uso il Traktor Scratch per una questione di comodità e anche perché seguo molto il mercato digitale e se dovessi suonare solo in vinile sarei molto limitato. Produco con Logic tastiera midi e un giusto impianto da studio. Per quanto riguarda Old e New mi piace molto collegarle fra di loro: per esempio mentre si suona con lo Scratch passare anche un vinile.”

- Qual è tra quelle prodotte da te, la tua traccia preferita e perchè

“Sicuramente "I'm Sorry" uscita su Snatch! perché in primis è quella che attualmente mi sta dando un'ottima visibilità visto che è stata suonata da molti big, ma per lo più il fatto di aver creato delle melodie diciamo quasi classiche su una base groove e aggressiva, ma se vogliamo dirla tutta quella che mi sta dando più soddisfazioni è la mia prossima uscita sempre su una big label e già supportata da un dj di grosso calibro, ma non posso dire altro per adesso.”




L'artista internazionale e quello italiano che apprezzi di più in questo momento ?

“Tra gli italiani dico Leon . Martin Buttrich, invece, è l’artista che più apprezzo fra gli stranieri.”

- La traccia che se potessi,suoneresti in ogni dj set?

“Se devo dire attualmente cosa suonerei sempre, rispondo NTFO, Optick - Tremble (Rhadow Remix)

- Essere un dj: cosa significa per te, quali emozioni ti fornisce?

“Per me significa sapere cosa il pubblico vuole sentire, saper trovare la differenza tra una situazione e un’altra, ma sempre con la propria personalità musicale. Quindi non fare da jukebox ma rimanere un dj.” 





Soundcloud: soundcloud.com/astin
Resident Advisor: residentadvisor.net/dj/astin